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      Non mi sono ancor acquistato nè ville nè automobili, non conosco indirizzi di bische; non frequento ritrovi notturni. E nota bene, Farinacci, non ho mai chiesto a nessuno di pagarmi spese politiche; nemmeno al conte Lusignani.
     
     
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      Se l'umiliazione di spiattellare tutto questo per difendermi dalla tua volgarità non ti basta, io sono pronto a sottoporre tutta la mia vita pubblica e privata al censore più severo, purché non di professione come te. Privata e pubblica: perché io mi vanto di essere sempre stato di minoranza, ribelle disinteressato, geloso della mia integrità morale, della mia disciplina interiore. A diciassette anni, in un processo che poteva fruttarmi tre giorni di carcere, ho affrontato quattro mesi per la coerenza di rifiutare la difesa. Anarchico, fra gli anarchici, ho lottato per un anarchismo concepito come rivolta ideale e religiosa contro coloro che impastavano l'anarchia di utopie e di delinquenza. Sovversivo ed emigrante, ho cominciato ad essere fascista nel 1915, difendendo la realtà sentimentale della patria fra i sovversivi italiani. La guerra libica, la cui necessità io sostenni, mi procurò la scomunica definitiva. Nel settembre 1914, primissimo fra gli interventisti, in una sala di Bologna, tentai invano di tenere una conferenza, ché fui aggredito da duecento energumeni; ma ferito, grondante sangue, ho vinto io. Poi, mi sono arruolato volontario con Bazzi in Francia, e poi di nuovo in Italia, al fronte sul serio, e infine a Fiume con D'Annunzio, mentre tu coltivavi più agevolmente l'eroismo nelle stazioni ferroviarie.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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