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      Era un camelot che aggrediva e spaventava gli avversari, cantando:
     
      On peut braver tout dangerQuand on a pour chef Boulanger.
     
      Un partito di intriganti, di bevitori di assenzio, di compagnons della gozzoviglia, di arrivisti e di affaristi insaziabili, di rifiuti del suffragio universale e di plebaglia giunta alla decadenza sociale.
      Rochefort, la figura epica, era divenuto un servitore dei farabutti che ordivano colpi di Stato. Un uomo di paglia. La gente dei tempi di Dreyfus aveva perduta la testa. Successivamente Carlo Maurras, il pioniere degli strilloni del re, il frugatore degli armadi colmi di calunnie storiche, l'incoraggiatore di tutti i parassiti sulla piattaforma come grandi eredi delle case monarchiche perite nei nubifragi rivoluzionari, arava nei sotterranei della Parigi sottosopra per l'affare Dreyfus. Maurras incomincị a esumare. Fece credere ai suoi uditori che il compito della borghesia del suo tempo doveva essere quello di ripristinare le vecchie canaglie del '93, fra le quali era Luigi XVI. Nei suoi discorsi di sottosuolo esaltava il troiaio di quei giorni che aveva dovuto scontare i delitti sociali sotto la mannaia di Sanson. Dalle lezioni della "sventura", come diceva lui, faceva circolare i superstiti, i conti di Chambord, i conti di Parigi, i duca d'Orleans e gli altri devoti al trono dell'antica Francia dei realisti. I repubblicani ridevano di queste concioni che si svolgevano nelle cantine del badinage politico. Credevano fosse della pastura per gli squilibrati di un'epoca morta.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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