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      Giuseppe Caillaux, ex ministro delle finanze, si era fatto odiare dalla borghesia opulenta con delle tasse onerose sulle classi fortunate. Egli aveva colpito i pescicani d'allora, che si erano impadroniti dei più grandi quotidiani del paese. Il monopolio dei giornali d'informazione era nelle loro mani. Si arricchivano e veicolavano il denaro pubblico ai loro forzieri. La dégringolade di Caillaux è incominciata con la morte di Calmette, direttore del Figaro, fatto stramazzare in redazione a revolverate dalla moglie dello stesso Caillaux. Egli aveva avuto la disgrazia di occuparsi di alcune intimità dei coniugi. L'opinione pubblica fu arcifredda per l'ex ministro delle finanze, anche dopo l'assoluzione della moglie. Cadde vittima dei camelots du roi. I leaders dell'Action Française lo sbranarono. Incriminarono il suo patriottismo. Lo misero tra i sospetti di coloro che trafficavano coi boches. Lo fecero vedere alla tavola di Bolo, avventuriero, agente internazionale del Kaiser, impiegatore di milioni nel Journal di Charles Humbert e di altri quotidiani, fucilato, come finale del dramma del tripotage di guerra, in Parigi, in un momento in cui tutti s'aspettavano grandi rivoluzioni.
      Caillaux non fu perduto di vista. All'Action Française c'era Leon Daudet, una specie di Père Duchêne del trono e dell'altare. Violento e atrabiliare, diffonditore di veleni, demolitore d'uomini e aggressore di gente a colpi di menzogne. Egli non dimenticava l'ospite della tavola di Bolo, in quell'attimo di vita pubblica, creduto il più vituperevole affarista in relazione con la Germania.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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