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      .. Paolo Orano è stanco di vivacchiare nei licei di Provincia. Vuol giungere all'Università.
      Ma il mondo accademico italiano è ringhioso. È una casta chiusa. Guglielmo Ferrero non è dell'Università di Roma perché ha al suo passivo un volume di conferenze antimilitariste. Per arrivare in alto bisogna inchinarsi e strisciare. Bisogna rinnegare la vecchia fede. Bisogna meritarsi il perdono dei nemici. Il Carducci poeta repubblicano non esce dalla mediocrità nel concetto delle classi dirigenti. Ma l'ode alla Regina Margherita lo balza al Parnaso.
      Fra poco anche Paolo Orano sarà un grande filosofo librettato e riconosciuto dai poteri della Monarchia. Io lo lascio nel cimitero degli uomini senza spina dorsale.
      Non ho finito. Adesso acciuffo e porto sulla bascule della mia ghigliottina, un altro miserabile giullare del nazionalismo, un altro impudentissimo transfuga: Tomaso Monicelli. L'ho conosciuto nel '904. Scriveva sull'Avanguardia del Labriola e del Mocchi. Faceva l'impiegatuccio privato a Milano. Il suo pseudonimo era l'Homme qui rit. Ricordo i suoi Medaglioni riformisti. Una prosa stentata, greve. Non prometteva il Monicelli del Viandante. È stato lo sciopero generale del settembre che lo ha rivelato. La cronaca di quelle memorabili giornate di dittatura proletaria - fatta dal Monicelli - rimarrà nella storia della prosa sovversiva. Era scritta con l'anima. C'era finalmente uno stile, e non la pedissequa, quasi plagiaria imitazione carducciana. Dopo il salutare tirocinio dell'Avanguardia, Monicelli passò all'Avanti!


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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