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      La gioventù ha dato loro tutti i suoi palpiti. Per loro si organizzavano, si associavano segretamente, si preparavano al maneggio delle armi e accorrevano non appena uno di loro fiatava. La Giovine Italia è stata il loro vangelo. Letta, di nascosto, spiegata e commentata da coloro che erano più penetrati dei pensieri del maestro. Un moto mazziniano o garibaldino malriuscito ammantava le Romagne di un’aria funebre. Erano tutti angosciati, uomini e donne. Nelle loro abitazioni alzavano le braccia come se si fosse trattato di una disperazione personale. L'invettiva di Garibaldi diventava la loro invettiva.
      Amilcare Cipriani è stato fucinato nell'officina romagnola.. Ne è uscito incandescente. Con il sangue bollente la sua temperatura cerebrale non si è mai raffreddata. È rimasto un uomo gagliardo, senza genuflessioni, senza perdoni, senza deviazioni, con una collera. immortale per la malvagità umana. Egli è stato, ha lavorato, ha combattuto con i due uomini che hanno vita nei secoli. Ha congiurato, ha propagandato, ha vissuto nella atmosfera insurrezionale con Mazzini, l'uomo multanime che ha raggiunte tutte le altezze umane. Si è strappata la giubba regia ch'egli aveva indossato a quindici anni per essere fra i combattenti di Palestro e di Solferino per mettersi nella camicia rossa a sedici e partecipare ai miracoli garibaldini del sessanta.
      Giuseppe Mazzini, perseguitato da tutte le monarchie e Giuseppe Garibaldi, la cui presenza sui campi delle camicie rosse equivaleva un esercito, hanno fanatizzato le Romagne, hanno dato loro gli impeti, le veemenze, le impazienze.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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