Pagina (12/69)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La polizia era esercitata da parecchie nazioni, come la giustizia per gli stranieri era amministrata dai rispettivi consoli. Ambiente di conflitti. Con una truppa mercenaria, brutale e riottosa bastava un nonnulla per provocare una sedizione. I risentimenti fra una popolazione e l'altra erano furiosi e implacabili. Gli alessandrini erano intrattabili. Vedevano nelle altre nazionalità tanti intrusi. Si servivano della matracca. Uccidevano il rumi, quando potevano a matraccate. Erano terribili. Attaccati bisognava difendersi o perire.
      Amilcare Cipriani vi si trovava come magazziniere del Banco Dervieux. Era la seconda volta che vi entrava e che stava per rioccupare lo stesso posto. L'epoca del fattaccio è il 12 settembre 1867. Se non è Cipriani che parla è Cipriani che mi ha raccontato l'avvenimento più crudele della sua vita. Egli si era trovato a una cena con dei soci e dei compagni di una Società di Mutuo soccorso che poteva avere anche degli scopi politici. Fra i commensali che lo avevano invitato per udirlo parlare della campagna in Tirolo c'erano persone astiose, litigiose, che con l'imprudenza del bicchiere diventavano pericolose. I loro nomi, come tutti i nomi dei mascalzoni sono inutili tanto più che sono morti. Essi insistevano perchè Cipriani rimanesse un po’ con loro. Egli era stracco, aveva bisogno di riposo per riprendere il lavoro interrotto dalla sua corsa fra le camicie rosse nel trentino. Uscito dalla trattoria italiana venne rincorso. L’insistenza dei commensali fece nascere una lite.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





Cipriani Banco Dervieux Cipriani Cipriani Società Mutuo Tirolo Cipriani