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      Nessun altro che lui si sarebbe imbarcato sul «Piemonte» e sul «Lombardo» con mille e duecento fra giovani e uomini maturi, armati di revolver, di pistole, di fucili di tutte le epoche e senza munizioni, o con munizioni che non sono giunte a bordo. È in mare che se ne è accorto.
      - Bandi, non abbiamo munizioni con noi.
      Il Bandi era un ufficiale regio che indossava la camicia leggendaria tutte le volte che Garibaldi gli telegrafava «va bene». Egli credeva nel metodo sollecito che sgominava in poche ore le truppe di tutti gli eserciti.
      - Bandi, non c'è più carbone.
      Hanno dovuto fermarsi a Talamone. Il nome del generale è bastato. Con molto tatto egli ha indotto le autorità regie a fornirgli armi, munizioni, viveri. È a Talamone che Garibaldi ha fatto spiegare la bandiera con la quale intraprendeva la spedizione. È nato un subbuglio. I mazziniani chiamati dal Bandi «screpanti» dicevano le camicie rosse vendute alla monarchia. La bandiera regia non faceva per loro. Il duce ha pronunciato parole dure per i quattro puritani che lo abbandonarono. Fra loro erano Maurizio Quadro e Brusco Onnis, del quale ricorderò sempre il cane bassotto e ringhioso.
      La prova che Garibaldi aveva per sistema di fare la guerra con qualunque arma, con i fucili, con le falci, con le scuri, con i chiodi alla punta dei bastoni, è che egli aveva già compiuto lo sbarco di Marsala e i miracoli di Calatafimi e di Palermo e sul continente, gli organizzatori dei bisogni della spedizione erano ancora alla sottoscrizione per un milione di fucili.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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