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      Con il revolver ne stese due al suolo. Lo Statella ha fatto cadere il terzo dalle proporzioni gigantesche e lo stesso generale con un poderoso fendente divise il cranio al quarto.
      - Grazie Missori, m'avete salvata la vita.
      È inutile dimostrare il coraggio parziale e collettivo delle camicie rosse. La storia è stata scritta. Tutti possono leggerla. A me basta ricordare che il generale Bosco coi suoi baveresi, coi suoi svizzeri, coi suoi rinnegati milazzesi, coi suoi cannoni, coi suoi cacciatori, coi suoi soldati «eccellenti», con le sue cognizioni militari, con le sue posizioni fatte a feritoie o dietro i canneti o i fichi d'India, o le muraglie non ha potuto resistere. Le camicie rosse, armate di tutti i ferrovecchi dei magazzeni militari, spronate alla baionetta da un duce idolatrato dai suoi volontarii hanno finito per rinchiudere la truppa borbonica nel maschio per la capitolazione.
      Alla battaglia di Maddaloni hanno preso parte tutti i gros-bonnets garibaldini. Nino Bixio, Medici, Nicola Fabrizi, Dezza, Sirtori, Milbitz, con a capo di tutti il Dittatore. La carica alla baionetta è stata vittoriosa come sempre. Le camicie rosse alla corsa, con il fucile a baionetta in canna metteva in fuga disperata tutti i regi. I rapporti di tutti loro esaltavano i prodi e consegnavano alla punizione del Dittatore i vili. Amilcare Cipriani è stato promosso ufficiale. «Combattere e vincere è il motto dei garibaldini, ha detto il generale. Il duce quando vedeva le schiere sul punto di piegare soggiungeva:


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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