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      - Venite con me, alla baionetta!
      Più tardi Cipriani si è trovato ad Aspromonte. Il delitto regio è conosciuto. Il fattaccio del Pallavicini è noto. La palla nel piede del capo delle camicie rosse è celebre. L'arresto e la prigionia al Varignano del più alto condottiero nella ammirazione degli uomini di quel tempo sono passati alla storia, Amilcare Cipriani ha sofferto lo spasimo dell'imperativo di Garibaldi che aveva ingiunto a tutti di non far fuoco.
      Alcuni che hanno conosciuto il Cipriani dopo la Caledonia e Portolongone, hanno trovato in lui le brutalità di Nino Bixio. Non credo. Dopo il fuoco Amilcare Cipriani sarebbe stato capace anche lui di punire i vili che si fossero sottratti al combattimento, degradandoli in faccia ai vittoriosi e incitandoli a supplicare il duce a concedere loro uno schioppo per morire in battaglia. Bixio era tempestoso e violento fino alla crudeltà e al sangue. Cipriani era ed è più uomo.
      A Parigi Amilcare Cipriani è in mezzo alla Comune. Il suo dio era Gustavo Flourens. Il coraggio dell'uno era il coraggio dell'altro. In un comizio tumultuoso Flourens ha avuto l'audacia di agguantare il commissario di polizia per il pettorale e di ingiungergli di seguirlo con il revolver in mano.
      - Una parola e siete morto!
      - Ho moglie e figli.
      - Voi li rivedrete. Siate calmo. I repubblicani non assassinano come i vostri padroni. E ora compagni diss'egli rivolgendosi alla folla, avanti! Cantate la Marsigliese e viva la battaglia. Viva la Repubblica universale e la liberazione dell'umanità!


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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