Pagina (23/69)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'importante per questo abbozzo, nato in galera, è che vi è una prigione che è stata il terrore dei «poveri reietti». La Rocca d'oggi non è probabilmente che un pezzo del palazzo dei Malatesta. È da quella torre che il signorotto riminese faceva tremare la popolazione e sguinzagliava per le vie i bravacci che gli procuravano fanciulli e fanciulle. Dal sozzo tiranno è passato nelle mani di un vescovo. Dal brigante laico, al brigante clericale, dal canchero, alla peste. Le turpitudini del secondo hanno fatto desiderare il primo.
      La Rocca edificata dal terrore pel terrore, le sue mura non cessano d'essere spettatrici di angosce infinite. Popolata di tormentati e di tormentatori e divenuta prigione d'infimissimo ordine. Non è un edificio imponente e pomposo come il cellulare di Milano, o sinistro come gli ergastoli di Civitavecchia, di Portoferraio e di Portolongone, di Volterra e di Tolone. È un carcere volgare. Carcere umido, freddo, tetro, ammuffito, malsano, reso più malsano da coloro che tolgono al prigioniero la luce, l'aria, il moto e proibiscono il sollievo di poter confidare le proprie afflizioni una cantilena.
      Il prigioniero è trattato peggio di una belva ingabbiata. Gli chiudono le finestre, si impedisce che il rumore della vita giunga a lui. Gli si proibisce di parlare, lo si istupidisce, negandogli i libri e lo si caccia in un sepolcro per quindici o venti giorni a pane e acqua per non disturbare il silenzio.
     
     
     * * *

     
      Il 31 gennaio 1881 giungevo da Roma a Rimini in treno alle 9 di sera, dopo un'assenza di 22 anni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





Rocca Malatesta Rocca Milano Civitavecchia Portoferraio Portolongone Volterra Tolone Roma Rimini