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      Il procuratore generale De Oliva mi ha respinto una lettera alla famiglia con la postilla sulla busta: Si rimette al detenuto la presente, ecc. Il sottocapo alla mia custodia una volta letta voleva riprenderla. Io gli feci osservare che il procuratore diceva, si rimetta e non si comunichi. È ritornato con un altro sgherro. Mi si avventarono addosso, mi afferrarono per le braccia, torcendomele indietro come se avessero votato spezzarmele. Mi sono trovato tutto graffiato. Il capo si era servito perfino dei denti per farmi aprire la mano che teneva chiusa la lettera. Avuta la lettera mi svillaneggiarono e mi copersero d'improperii. Me ne dolsi in una lettera alla procura generale, ma la lettera venne trattenuta, come vennero trattenute tutte quelle che accennavano alla vile prepotenza. Ottenuto il permesso di scrivere si leggevano i foglietti quando io ero all'aria. Me ne sono accorto e me ne sono lagnato inutilmente.
     
     
     * * *

     
      Miei carissimi fratelli,
      Non ho ricevuto risposta alla mia che inviai a Crispi por ottenere un po' d'aria e la libertà per le mie lettere. Quanto mi dite nella ultima vostra sembra che l'inconscia negativa sia quella che mi ha inviato e mi mantenga in prigione. Persuadetevi, mi avrebbero inviato ugualmente. Il vostro ottimismo, anche dopo le tante flagranti violazioni di legge, mi sconforta. Non che io sia pessimista à outrance e voglia che lo siate voi pure. Ma la giustizia e le leggi mi hanno fatto tanto male che è lecito essere scettici.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





De Oliva Crispi