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      Sul terrazzo mi porto la lavagna per gli appunti che faccio leggendo un libro a passi di corridore. Lo svago che mi sono creato è di gettare il becchime ai passerotti che vengono a prenderlo fin dalle mie mani. Sono i miei soli compagni che ingrasso per il ventre altrui. Il 20 settembre è incominciato il mio inferno. È venuto nella mia cella il capo sgherro Simon minaccioso, insolente. Egli era stato al fianco di Passanante 4 anni. Parlò subito di mettermi al puntale. Gli feci osservare che ci volevano dei motivi.
      - I motivi sono io, mi rispose con burbanza. Vi ci ho messo Passanante, ci metterò anche Cipriani.
      Simon era di natura velenoso. Odiava. Feroce e crudele non era mai sazio di far soffrire. Malvagio, così malvagio da punire per il piacere di fare male e per il gusto di udire gemere e maledire. Nulla lo placava. Nè buona condotta nè sottomissione servile nè assiduità bestiale al lavoro. Al Bagno c'erano 1250 condannati. Con lui sono stati tutti turbati. In tutte le celle, in tutti i piani, in tutti gli androni del Bagno si ribadivano le doppie catene. Si urlava, si imprecava, si bestemmiava e si minacciava. La sua prima vendetta fu di sopprimere l'occorrente per scrivere che dava loro tanto sollievo e di spazzare le celle di ogni ricordo del prigioniero e di ogni lavoro compiuto con anni di pazienza. Otto giorni dopo il suo arrivo le celle di rigore erano tutte piene e il terzo piano dove mi trovo è stato trasformato in piano di punizione e di segregati. I puniti erano più di 300. Prigionieri buoni in una settimana sono divenuti, per lui, tumultuosi, cattivi, villani, ribelli.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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