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      (96) Pur io lascio da banda innumerevoli eventi, non ideati, ma noti nel Paese nostro ad uomini di sincera fede; là caduta una scattola di porcellana dalle mani di un nostro integerrimo Consigliere, perché un uomo, quanto dotto jettatore altrettanto, poc'anzi domandato l'avea del prezzo d'essa, e l'avea lodata; qua rotta una durissima pietra, sulla quale lavoravasi il cioccolatte, sul punto che lo stesso jettatore domandò della durata di essa; cosí caduto dall'alto sul collo di un monaco ben tarchiato un gatto che ce lo ricamò coll'unghie, in punto ch'altri il lodava; colà cadute ad uno ad uno biondeggianti poma da' rami, all'aspetto di una donna; morti tutti gl'innocenti augelletti d'un galantuomo, perché volle vederli un occhio malefico; cambiata la sorte del gioco al venire d'un jettatore; disgrazie, tempeste, dolori, pericoli, morti, denti caduti, rotti cocchi, estinti cavalli, fontane disseccate, ed innumerevoli fatti di potentissima jettatura, de' quali non so qual dire, qual tacere. Lascio eziandio da parte tutte le osservazioni fatte da me sulle jettature in mia persona sofferte, oh quante! oh quali! ma sotto la cenere del silenzio le copro, perché non si dica di aver io per amor della causa traveduto, ed o mi sia ingannato, o ingannare io presuma.
      Due però ultime jettature non posso rimanermi di rammentare. La prima, che una mia figlia in fasce, mirata appena con occhio torvo ed obliquo da un empio jettatore, cambiò la piú florida vita colla morte. L'altra: avea io, non ha guari, composto un memoriale al mio amabilissimo Sovrano, col quale esponea le mie fatiche fatte per venti anni da professor di leggi nell'Università de' Regi studi, e la mia cagionevol salute, che piú non mi permette di fare le giornaliere lezioni: e chiedea cosa ch'altri prima, occupando la stessa mia cattedra, ottenne pure dalla munificenza sovrana.


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Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura
di Nicola Valletta
pagine 88

   





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