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      Il Pascoli, pur facendo qualche lieve concessione all'idea di una Beatrice storica, accolse sostanzialmente la teoria del Perez.
      Questo mio libro accoglie non solo la tesi del Perez, ma a essa ricollega, dopo averle purificate dalle molte scorie, alcune mirabili verità intuite da Gabriele Rossetti e, sulla base di documenti ignoti all'uno e all'altro, ricostruisce con nuovo metodo e secondo nuove linee, il simbolismo iniziatico che animò di una profonda segreta e drammatica vita mistica la lirica di Dante e dei suoi compagni, che la nostra critica scambia ancora per poesia d'amore, perché si fida ingenuamente di quel suo significato superficiale che era congegnato ad arte per la «gente grossa».
      Senza impegnare in tutto quello che io dico l'autorità dei grandi che mi hanno preceduto e aperta la via e senza impegnare minimamente me stesso nelle induzioni erronee dalle quali essi furono talvolta sviati, affermo con orgoglio la derivazione diretta della mia indagine dalla loro indagine.
      Ma nello scrivere in fronte a questo libro i nomi di Gabriele Rossetti e di Giovanni Pascoli ho avuto anche un altro intendimento. Tutti sanno che quella critica «positiva», alla quale ho accennato sopra, vituperò e derise, boicottò e diffamò l'opera dantesca di questi due grandi italiani senza compiere su di essa nessun esame serio e onesto. E io scrivendo i loro nomi nella prima pagina di quest'opera, ho voluto esprimere nella maniera più limpida quale conto io faccia di questa critica e quanta cura mi dia di ottenere il suo consenso e la sua approvazione.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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