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      Ma non basta ancora. Sulla traccia delle prime mirabili intuizioni di Giovanni Pascoli si riusciva a ricostruire la dottrina segreta della Croce e dell'Aquila nascosta nella Divina Commedia, e risultava evidente che gli artifici simbolici del Poema Sacro miravano appunto a nascondere una dottrina teologico-politica arditamente originale e, per quanto cattolica nel suo spirito, certo non gradita alla Chiesa del tempo. Si rendeva quindi sempre pił verosimile che qualche cosa di analogo si nascondesse sotto quegli evidenti artifici simbolici, con i quali Dante e i suoi amici «Fedeli d'Amore» parlavano dei loro strani amori con tanta cura di nascondere il loro pensiero alla «gente grossa».
      Pertanto, mentre la critica realistica inseguiva invano la realtą di queste inafferrabili donne, mentre la critica estetica doveva metter da parte come artificiose, convenzionali e gelide l'enorme maggioranza di queste poesie che non rivelavano nessuna vera commozione d'amore, mentre restava oscurissimo questo amalgamarsi dell'amore con la filosofia, con la religione e perfino con la politica(16), d'altra parte:
      1. la dimostrazione del Perez rivelava nettamente il carattere di simbolo mistico in una di queste donne: la Beatrice della Vita Nuova;
      2. l'esempio della poesia persiana dimostrava la verosimiglianza dell'ipotesi che anche in Italia sotto la poesia d'amore fosse nascosto un segreto linguaggio mistico e iniziatico;
      3. la dottrina della Croce e dell'Aquila confermava nello spirito del maggiore dei poeti del tempo un pensiero religioso originale nascosto sotto simboli d'amore e sotto astruse moralizzazioni.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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