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      Tali le tesi di questo libro, certo insufficiente per raccogliere e organizzare tutta l'immensa massa degli argomenti e lo scopo del quale è soprattutto di suscitare il senso di questo problema nell'animo di pochi spiriti obiettivi.
      Dico pensatamente «di pochi». Le forze, o meglio, gl'interessi che inconsapevolmente si coalizzarono per schiacciare le prime rivelazioni del Rossetti, esistono infatti ancora e non è sperabile che abbiano disarmato. Molte nostre scuole sono dominate da quella critica «positiva» che è per sua natura insensibile alle finezze del simbolismo. Come è naturale, l'enorme massa di critici e storici, educati nel disprezzo dell'opera rossettiana (che in genere non hanno mai nemmeno conosciuto direttamente), presenteranno una potente resistenza all'esame obiettivo di quanto io dirò. Sennonché ripeto che l'esempio di quanto avvenne a questa critica «positiva» a proposito degli studi del Pascoli, da essa per venti anni disprezzati e derisi e nei quali oggi innumerevoli studiosi riconoscono la prima potente rivelazione del pensiero della Commedia, se non renderà i critici positivi più cauti nei loro solenni dispregi, renderà il pubblico più diffidente verso i giudizi sommari che essi sogliono emettere.
      Ancora si troveranno zelatori dell'ortodossia, pronti a negare ciò che qui si afferma e si dimostra, non tanto per ragioni obiettive quanto per istintiva e cieca ripugnanza ad ammettere che un movimento in qualche senso contrario alla Chiesa di Roma abbia potuto essere l'anima di una così vasta attività di pensiero e d'arte.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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