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      Eppure proprio da questo semplicissimo amore sarebbero state suggerite poesie nelle quali dopo sei secoli di indagine non si capisce nulla e altre nelle quali, anche se s'intendano bene le frasi, ci sfugge evidentemente la vera anima, il vero pathos. Si rileggano ad esempio la canzone del Cavalcanti: Donna mi prega perch'io voglia dire o la canzone di Dante: Tre donne intorno al cor mi son venute, dove Amore parla dei suoi due dardi che sono «le armi da lui volute in pro' del mondo», o la canzone: Se pił non raggia il sol del Barberino.
      La critica tradizionale avanti a questo amore complicato, assurdo, inverosimile, se la cava dicendo: «Era la moda del tempo». Aggiunge qualche volta che era «il mistico e bizzarro gusto del tempo(20)», ma continua a credere che Guido Cavalcanti potesse dirigere veramente a una donna quel complesso di indovinelli e di acrobatismi verbali che č la canzone: Donna mi prega, e che veramente solo per seguire una moda, che avrebbe avuto qualche cosa di assai goffo, tutta questa gente volesse commuovere delle donne con quei gelidi dottrinarismi artefatti, dai quali lampeggia appena qua e lą qualche barlume di commozione vera.
      L'oscuritą di tali poesie e la loro costruzione quasi sempre artificiosissima si spiega assai meglio con l'ipotesi che in esse l'amore sia soltanto apparenza o pretesto e che si prendano dal linguaggio dell'amore vocaboli convenzionali per esprimere cose ben diverse. D'altra parte, che questi «Fedeli d'Amore» dessero un significato volutamente segreto anche a poesie che a noi apparirebbero di senso limpidissimo e chiaro, si dimostra nettamente con questo esempio.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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