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      Ma c'è di più. Vi sono alcune poesie di questi poeti del dolce stil novo o dei poeti d'amore in genere, le quali si rivelano a chiunque e indubitabilmente come scritte in gergo. Esse sono incomprensibili, non già perché trattino dell'amore in forma alta o ardua o dottrinale, ma perché evidentemente in esse le parole hanno un signifïcato convenzionale diverso da quello che esse hanno comunemente, e noto al destinatario o ai destinatari della poesia.
      Eccone un esempio tipico: una poesia di Cino da Pistoia che non è altro, in apparenza, se non il racconto di certe vicende di viaggio occorse al poeta e delle quali egli informa il destinatario della poesia stessa, in modo però che nessuno ha capito mai nulla della poesia. I critici onesti, anche se appartenenti alla tradizione e perfettamente ignari delle teorie del Rossetti, la dichiarano incomprensibile, come parecchie altre dello stesso tipo.
      Perché voi state, forse, ancor pensivod'udir nuova di me, poscia ch'io corsi
      su quest'antica montagna de gli orsi,
      de l'esser di mio stato ora vi scrivo:
      già così mi percosse un raggio vivo (?)
      che 'l mio camino a veder follia (?) torsi;
      e per mia sete temperare a sorsi,
      chiar'acqua visitai di blando rivo: (?)
      ancor, per divenir sommo gemmieri (?)
      nel lapidato ho messo ogni mio intento, (?)
      interponendo varj desideri.
      ora 'n su questo monte tira vento; (?)
      ond'io studio nel libro di Gualtieri,
      per trarne vero e nuovo intendimento(23) (?).
      Credo che non vi sia interprete realistico o tradizionalista così ottuso da poter credere sul serio che in questo sonetto le parole abbiano il loro significato ordinario e che Cino da Pistoia abbia cambiato strada perché percosso da un «raggio di sole» o perché ha incontrato «follia» o per andare a visitare una «fontanella» che non si sa che cosa sia, o che volesse diventare sul serio «sommo gemmieri» e soprattutto che studiasse il «libro di Gualtieri» per l'ottima ragione che su quel monte tirava vento!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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