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      In altri termini tutto si spiega se si supponga che le poesie chiare siano delle poesie in gergo ben riuscite (come quella sopra citata di Lauretta e come, ad esempio, la famosa: Tanto gentile e tanto onesta pare), mentre invece le poesie oscure, complicate, mal comprensibili, siano poesie nelle quali il senso profondo che era nella mente del Poeta non è riuscito a trovare una simbologia esterna logica e limpida.
      4. L'«enigma forte» della «poesia d'amore»
      L'oscurità, la complicazione e la frequente incomprensibilità della poesia dei «Fedeli d'Amore» sono così evidenti che non sono sfuggite a nessuno di coloro che se ne sono occupati, ma la nostra critica ufficiale ha affrontato il problema di questa oscurità con degli stranissimi preconcetti e con incredibile impreparazione. Il D'Ancona e il Comparetti ad esempio, ai quali pur tanto dobbiamo per la conoscenza dei primi secoli della nostra letteratura, nella prefazione all'edizione de Le Antiche Rime Volgari(25) riconoscevano che sotto di esse c'è un «enigma forte» ancora insoluto e che ci si trova avanti a un gergo, ma credevano di poter affermare che questo gergo deve essere un gergo letterario e non un gergo settario.
      Ed ecco con quale argomento: «L'impulso stesso del poetare venuto dall'alto per signorile perfezione di costume, e il luogo dove ebbe origine la novella usanza, che fu la Corte, fecer sì che il primo tentativo di rima volgare fosse in Italia un composto assai strano, punto spontaneo anzi molto artificioso, di metafisica cavalleresca e di sottile e ardua dizione.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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