Pagina (44/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      che n' ha partiti, sapete da cui?
      Nol vo' contar per averlo in oblio;
      poi questi tre più non v'hanno disio,
      ch'eran serventi di tal guisa in lui,
      che veramente più di lor non fuiimaginando ch'elli fosse iddio.
      Sia ringraziato Amor, che se n'accorseprimeramente; poi la donna saggia,
      che 'n quello punto li ritolse il core;
      e Guido ancor, che n'è del tutto fore;
      ed io ancor, che 'n sua vertute caggiase poi mi piacque nol se crede forse(35).
      Che cosa aspetta la critica «positiva»? Aspetta un documento pubblico steso per mano di notaio che le attesti l'esistenza di una setta segreta? Potrà seguitare a dire che qui si tratta di amore sul serio o di un gergo letterario? Io, con documenti o senza, sento con perfetta sicurezza (e credo che lo sentirà qualunque lettore spregiudicato) che questo è un linguaggio settario pieno di sottintesi noti e comprensibili solo a un gruppo di amici e che il poeta esulta per la cacciata di qualche indegno da un gruppo del quale egli fa parte. La setta (Amore), Monna Lagia (quella che nella setta simboleggiava per Lapo la Sapienza), Guido (il capo della setta), esultano tutti insieme per questa radiazione, avvenuta per il fatto che Amore (la setta) si è accorto di qualche cosa di grave.
      Ci sfuggono come è naturale i particolari del fatto, che sono evidentemente sottintesi e dovevano essere noti ai «Fedeli d'Amore»; ma il tono e il complesso delle idee esclude avanti al senso comune che qui si parli dell'amore nel senso letterale, e la indifendibile bruttezza del sonetto esclude che si siano voluti cercare effetti letterari.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Amor Amore Monna Lagia Lapo Sapienza Guido Amore Amore