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      7. Carteggio informativo sotto veste di poesia d'amoreMa vi sono delle poesie che hanno a prima vista il vero e chiaro carattere di richieste di informazioni o di rapporti informativi sopra a qualche cosa che si chiama «Amore» per evidente convenzione. Ho già citato il sonetto di Cino: Perché voi state forse ancor pensivo, che è certamente un rapporto in gergo su un proprio viaggio, in riguardo alla setta e ai suoi nemici; ma in alcuni sonetti scambiati fra Dante e Cino questo carattere di informazioni risulta evidente. Dante scrive in un sonetto che egli si trova in un luogo dove né donne né uomini sono innamorati (che strano luogo, se si creda al senso letterale!) e perciò il luogo è «rio» e il poeta piange che il tempo sia vòlto in danno loro e del «dire d'amore».
      Cino gli risponde che è «spento il bene», ma con commossa parola prega Dante di non tacere per questo e di continuare ancora a dire d'amore e la sua esortazione a dire d'amore se non è sciolto dalla fede (si noti dalla fede), rivela questo stesso amore come quel «ben che predicava Iddio e nol tacea nel regno de' dimoni».
      Dante a Messer Cino da Pistoia
      Perch'io non trovo chi meco ragionidel signor a cui siete voi ed io,
      conviemmi sodisfare al gran disioch'i' ho di dire i pensamenti boni.
      Null'altra cosa appo voi m'accagionidel lungo e del noioso tacer mio,
      se non il loco ov'i' son, ch'è sì rio,
      che 'l ben non trova chi albergo li doni.
      Donna non ci ha ch'Amor le venga al volto,
      né omo ancora che per lui sospiri;
      e chi 'l facesse qua sarebbe stolto.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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