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      E per quanto riguarda l'altra testimonianza storica per la quale la critica realistica ha menato grande scalpore, quella cioè del terzo commento di Pietro di Dante, basti ricordare: Primo, che questo terzo commento è tardissimo e probabilmente in rapporto (come dimostra la perfetta somiglianza delle frasi usate) con quello del Boccaccio. Secondo, che l'assenza del nome di Beatrice Portinari dal primo e più autentico commento di Pietro e dal commento di Iacopo, dimostra che la leggenda della Portinari si è creata tardissimo e non ha nessun valore storico. Terzo, che lo stesso Pietro era, come tutti gli altri, un «Fedele d'Amore» adoperantesi a tutt'uomo per salvare la Commedia dal rogo che l'aveva minacciata, e che è semplicemente puerile domandare a lui se Beatrice era o no un simbolo di una idea segreta e settaria. Ma, ripeto, l'esame di tutto il problema di Beatrice sarà fatto a suo tempo. Per ora fermiamoci su osservazioni di altro genere.
      2. Le donne «sapientissime»
      Non si è osservato che nella loro assoluta impersonalità e nella loro assoluta mancanza di caratteri individuali queste pretese donne vere hanno però un carattere comune a tutte e stranissimo. Tutti sappiamo che specie di persone fossero le donne vere anche gentili e ornate del Medioevo. Possiamo comprendere perfettamente che l'animo di un poeta ne abbia esaltato la bellezza e la leggiadria fino a trasfigurarle in forma angelicata, ma che queste donne fossero dei veri e propri vasi di Sapienza o di dottrina, questo sembra alquanto inverosimile.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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