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      Sono le famose donne che hanno «intelletto d'amore», strani esseri che, mentre da una parte sembrano rappresentare ciò che di più squisito ha il genere umano, dall'altra figurano, la maggior parte delle volte, come delle molto subordinate e molto umili ancelle di «Madonna». Il Rossetti vide già molto bene che questa parola «donna» è una parola di gergo per dire «gli adepti», i correligionari, i «Fedeli d'Amore», i quali infatti veramente sanno che cosa l'amore sia e hanno quindi intelletto d'amore. Ed è questa una di quelle verità semplicissime che squarciano molti veli.
      C'è una flagrante contraddizione di fatto che rivela questa significazione e che non fu notata dal Rossetti. Dante scrive:
      Donne ch'avete intelletto d'amore,
      i' vo' con voi de la mia donna dire,
      . . . . . . . . . . . . . . . .
      donne e donzelle amorose, con vui,
      che non è cosa da parlarne altrui(70).
      Ora se c'è persona che abbia parlato sempre del suo amore con uomini è proprio Dante, che ebbe sull'amore innumerevoli corrispondenze con Guido, con Cino e altri e dedicava proprio a un suo amico maschio tutto il racconto d'amore della Vita Nuova, dove è questa poesia. Egli dunque diceva di volerne parlare solo alle donne e intanto in realtà ne parlava ai «Fedeli d'Amore», i quali infatti essendo, non già donne, bensì uomini molto colti che sapevano scrivere in versi, gli risposero con una bellissima canzone nella quale continuarono il gioco di parlare come donne, ma dissero delle cose che delle donne vere non avrebbero certamente detto mai di una donna vera; cose come queste:


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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