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      Vedremo quale fecondissima corrente di pensieri mistici e di artifici questa poesia abbia saputo trarre dal fatto che essa chiamava con una grande abilità (che in fondo però non faceva altro che seguire il linguaggio mistico di tutti i tempi) «morte» tanto l'errore che ci allontana dalla verità, quanto quella «vita nuova» che è morte all'errore e che consiste invece nel morire in Cristo, rinunziando all'errore e al peccato o nel trascendere la vita in contemplazione e cioè nella «mistica morte», che è vera vita.
      Si comprende anche, secondo la nostra ipotesi, come e perché di fronte alla donna amata purissima e santissima, stiano opposizioni che tentano di distoglierne l'amante; sono le opposizioni e gli ostacoli della Chiesa di Roma che impedisce all'adepto di venerare la verità santa e che talora è raffigurata come un'altra donna che tenta di sedurre l'amante, talora è chiamata oltreché «morte», «gelosia», talora è chiamata «pietra» e con altre strane designazioni.
      È questo un complesso di induzioni, dinanzi alle quali uno studioso serio non può rifiutarsi di considerare con la dovuta obiettività l'ipotesi del gergo.
      2. La convergenza degli indizi verso l'idea del gergo misticoQuella ipotesi del resto potrà molto meravigliare soltanto perché essa è del tutto estranea ai manuali di letteratura venuti fuori da quest'ultima generazione di critici «positivi», ma non può meravigliare affatto chi dia uno sguardo veramente ampio e limpido al complesso della vita e del pensiero medioevale.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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