Pagina (92/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Questa ipotesi sorge da un ricollegamento di idee chiaro semplice e perfettamente legittimo. È cosa nota e indiscussa che l'antichità e il Medioevo avevano simboleggiato in una donna la Sapienza Mistica. Dal Cantico dei Cantici al De Consolatione Philosophiae di Boezio, la Sapienza era stata pensata nell'immagine della donna amata. Che c'è di strano a supporre che altrettanto abbiano fatto anche i «Fedeli d'Amore»?
      E appena si faccia questa supposizione si trova che infatti i «poeti d'amore» persiani e probabilmente anche quelli provenzali nelle loro finte parole d'amore esaltavano talora un'essenza mistica santa o un'idea divina. E si presenta come perfettamente legittimo il sospetto che potessero fare altrettanto i «Fedeli d'Amore» italiani. E appena venga questo dubbio si trova che infatti Dante nella Divina Commedia ama e cerca non una donna, ma, sotto figura di una donna, proprio la divina Sapienza; ed è perfettamente legittima la domanda: non cercava egli e non amava la divina Sapienza anche nella Vita Nuova? Infatti il Perez risponde e dimostra limpidamente che così è. E io aggiungo che così è anche per altri amici di Dante, come per Dino Compagni, il quale chiama apertamente la sua donna l'Intelligenza dicendole una quantità di cose dolci e appassionate e parlando della sua «gola bianca» e della «bocca picciolella», e che ugualmente come amore per l'Intelligenza o la Sapienza si presenta l'amore del Guinizelli e del Cavalcanti. Come non formulare l'ipotesi che tutto questo amore sia amore per la mistica Sapienza?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Medioevo Sapienza Mistica Cantico Cantici De Consolatione Philosophiae Boezio Sapienza Amore Amore Dante Divina Commedia Sapienza Sapienza Vita Nuova Perez Dante Dino Compagni Intelligenza Intelligenza Sapienza Guinizelli Cavalcanti Sapienza