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      5. La tradizione settaria dell'uso del doppio linguaggio, cioè del discorrere a doppio senso, per sfuggire alla «gente grossa» e più ancora all'autorità nemica, tradizione che, largamente diffusa dal Manicheismo in Persia, penetrò naturalmente tra gli eretici che dai Manichei più o meno direttamente discesero (Catari e Albigesi), tradizione affine a quella che aveva generato i «Fedeli d'Amore» persiani (mistici esaltatori dell'amore di Dio sotto il velo della poesia d'amore) e che allo stesso modo, nell'ambiente albigese di Provenza e negli ambienti ereticali di Francia, penetrò nella poesia d'amore nascondendo sotto di essa pensieri mistici e settari.
      Alcune di queste diverse tradizioni già si erano avvicinate tra loro. Ad esempio la tradizione filosofica dell'«intelligenza attiva» e quella più propriamente mistica della «Sapienza santa», mentre d'altra parte la lotta contro la corruzione della Chiesa si era legata naturalmente con l'uso del linguaggio segreto delle sette. Nel periodo e nelle persone delle quali ci occupiamo, tutte queste tradizioni riconfluirono insieme.
      Soltanto quando potremo conoscere con maggiore certezza i particolari di questo interessante substrato della vita del duecento e del trecento, potremo meglio determinare quanto dell'una e dell'altra tradizione contribuì a formare la vera dottrina del gruppo a cui appartenne Dante. Certo è che questi diversi elementi tradizionali dominarono in modo non perfettamente identico lo spirito dei singoli «Fedeli d'Amore». Costoro, personalità eminenti e di diversa cultura e di diverso temperamento, pure accettando il linguaggio convenzionale e riunendosi in un gruppo che ebbe vita tempestosissima (scissioni, dispersioni, rinnovamenti e filiazioni infinite e contatti e combinazioni con altri gruppi analoghi), erano più suscettibili, gli uni alla tradizione più propriamente filosofica (Guinizelli, Cavalcanti, Compagni), gli altri alla tradizione mistica (Dante). Gli inferiori si limitavano per lo più a parlare della donna come figura della setta senza i profondi ardimenti anfibologici con i quali Guido Cavalcanti e Dante diffondevano la gloria della Sapienza santa sotto le parole d'amore.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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