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      Nulla di più legittimo che supporre che le stesse cause abbiano prodotto gli stessi effetti, e che un'idea mistica abbia voluto dissimularsi sotto la poesia d'amore in Occidente allo stesso modo che faceva in Oriente. Questa ipotesi viene potentemente rafforzata dalle segnalate stranezze e dalla constatata incomprensibilità e assurdità di tanta parte di questa poesia d'amore e verrà dimostrata quando tradurremo semplicemente dal gergo la poesia d'amore dei poeti italiani e vedremo che essi non facevano se non quello che Qasimi chiaramente spiegava nel suo Amico degli esperti: e cioè parlavano dando un significato segreto e convenzionale ad alcune parole come «amore, cuore, anima, spirito, intelletto(163)».
      Le differenze fondamentali (a parte il diverso ambiente religioso) erano queste:
      1. In Persia la donna o l'amico rappresentava generalmente Iddio concepito in senso mistico-panteistico; in Italia la donna rappresentava più propriamente, con più classica verosimiglianza, la divina Sapienza.
      2. In Italia (dove ardevano molti roghi) la simbolizzazione era più accuratamente e segretamente condotta in modo da presentare maggiore verosimiglianza d'amore terreno e servire veramente, in caso di accusa, come scudo alle parole mistiche.
      Ma il metodo e gli artifici erano gli stessi e non per caso la «Rosa», la mistica rosa oggetto dell'amore per il mistico usignolo d'Oriente e per il mistico amante d'Occidente, si chiama nella nostra poesia italiana «Rosa di Sorìa».
      È per me una preziosa conferma di quanto qui affermo il fatto che uno dei più insigni studiosi del dolce stil novo, Giulio Salvadori, abbia già veduto, sia pure tenendosi in parte alla vecchia tradizione interpretativa, che la poesia di Guido Cavalcanti è sotto la diretta influenza della filosofia arabo-persiana dei Sufi, e abbia osservato le grandissime analogie che si rivelano tra il pensiero e i mistici persiani, e specialmente di Avempace (Ibn-Badja), con quello di Guido Cavalcanti.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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