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      La canzonetta di Pier delle Vigne: Amore in cui disio ed ho fidanza riassume quasi tutti i motivi ed è perfettamente interpretabile come una lettera mandata dal poeta alla setta dolendosi della lontananza, promettendo di esserle vicino, chiedendo un messaggio, e v'è un punto in cui i versi convengono molto più a una setta (rosa) dalla quale si vada ad apprendere l'insegnamento che non a una donna che si debba andare ad amare:
      E guardo tempo, che mi sia a piacieree spanda le mie vele inver voi, rosa,
      e prenda porto là ove si riposalo meo core al Vostro insegnamento.
      Mia canzonetta porta esti compianti,
      a quella c'a 'n bailia lo meo core,
      e le mie pene contale davanti,
      e dille com'eo moro per su' amoree mandami per suo messaggio a dire
      com'io conforti l'amore ch'i' lei porto;
      e s'io ver lei feci alcuno torto,
      donimi penitenza al suo valore(174).
      Ma io ho detto che gli atteggiamenti di Federico II verso gli eretici furono mutevoli. L'Imperatore evidentemente si rivolgeva agli eretici quando ne aveva bisogno, anche dopo averli perseguitati. E chi sa che questo suo mutevole atteggiamento verso la «Rosa» non si colleghi alle lotte che i Templari, notoriamente molto amici della «Rosa», ebbero con Federico II, essi che osarono opporglisi nella crociata e che si rifiutarono addirittura di dar-gli aiuto.
      Ma delle sue strane e tempestose avventure con la «Rosa» noi abbiamo una documentazione magnifica che fu rivelata dal Rossetti. La notissima poesia di Federico II: Poiché ti piace Amore tutta e facilissimamente si risolve in formule di gergo.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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