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      Questi gli domanda se è lui quegli che trasse fuori le nuove rime cominciando Donne ch'avete intelletto d'amore. Dante sottintende la risposta affermativa con le famose parole:
      . . . . I' mi son un, che quandoAmor mi spira, noto, e a quel modo
      ch'e' ditta dentro vo significando».
      «O frate, issa vegg'io» diss'elli «il nodoche 'l Notaro e Guittone e me ritenne
      di qua dal dolce stil novo ch'i' odo.
      Io veggio ben come le vostre pennedi retro al dittator sen vanno strette,
      che de le nostre certo non avvenne;
      e qual più a riguardare oltre si mette,
      non vede più da l'uno a l'altro stilo».
      E, quasi contentato, si tacette(190).
      Traduciamo: Io sono uno che scrivo non esprimendo dei semplici sentimenti, ma raccogliendo l'ispirazione da quella profonda dottrina che si chiama Amore ed esprimo di fuori a quel modo che questa profonda dottrina insegna di dentro.
      E Buonagiunta risponde: Ora comprendo che cosa è che dà tanto vigore e tanta bellezza e tanta dolcezza a questo stile nuovo tanto più bello del nostro. Noi non seguivamo così strettamente con le nostre penne i dettami della profonda dottrina dell'amore, non il Notaio che quantunque «Fedele d'Amore» non faceva poesia dottrinale, non Guittone d'Arezzo che era completamente estraneo alla setta, non io che, pur facendo parte della setta e scrivendo in gergo, non m'interessavo d'esprimere le profonde cose che detta dentro, nel segreto, la dottrina d'amore. Questa è la sola differenza.
      E Buonagiunta da Lucca si tace. In quell'immaginaria scena del Purgatorio si è conclusa in certo modo, col riconoscimento da parte di Buonagiunta del valore della nuova e più profonda maniera di poetare, la polemica che egli aveva avuto col Guinizelli quando aveva condannato l'oscurità di lui e ne aveva avuto per risposta che bisogna essere prudenti per non fare intendere quello che si pensa.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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