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      Sono pertanto ben lungi dal ritenere che questo mio piccolo glossario sia perfetto, definito e completo; certo esso è messo insieme con uno studio più accurato e più metodico di quello del Rossetti che costruì sulla base, io credo, di tradizioni pervenutegli all'orecchio più che non (come ho fatto io) sopra un lungo esame comparativo dell'uso delle parole, delle frasi e soprattutto delle incongruenze che questo loro uso presentava.
      Come ho già detto, ho redatto un grande schedario di tutti i passi ove apparivano le parole sospette e ho esaminato passo per passo se sostituendo al significato apparente il significato segreto, il passo e l'intera poesia davano un senso e ho trovato che non solo lo davano, ma lo davano più chiaro e più profondo e soprattutto davano un senso chiaro e profondo quando nel senso letterale si presentava un'assurdità, una contraddizione o una melensaggine.
      Per mezzo di questo schedario ho potuto anche constatare, ad esempio, che il Rossetti errò in pieno quando ritenne che la parola «pietà» fosse parola di gergo per «Chiesa». Come si dimostra che errò? È molto semplice: nelle centinaia di volte nelle quali è usata la parola «pietà», non si può sostituire con la parola «Chiesa» in modo che il senso torni; mentre invece tale sostituzione è sempre possibile per le parole «Morte», «Pietra», ecc.(198).
      Questa constatazione è stata per me preziosissima come riprova matematica del valore del mio metodo.
      Questo metodo è quello col quale io sono giunto alla mia certezza, ma è inutile che io dica che soltanto l'applicazione di questi significati segreti alla massa delle poesie in questione, cioè la traduzione dal gergo che si ottiene sostituendo semplicemente nelle poesie il significato segreto al significato palese, e il senso mirabile e coerente che dànno queste traduzioni può essere, come ho già detto, la riprova necessaria e sufficiente della mia tesi(199).


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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