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      Infatti soltanto all'apparire della Sapienza santa la mente, (cioè l'intelletto), che prima dormiva, viene a essere svegliata o a essere chiamata a vera vita. L'intelletto non illuminato dal raggio dell'Intelligenza attiva è come dormente o morto. Ma quando il raggio dell'Intelligenza attiva sveglia l'intelletto possibile e lo chiama dalla morte alla vita, per questo stesso fatto, per questo innalzarsi dello spirito alla contemplazione della verità santa, gli affetti umani, cioè il cuore, restano uccisi. Quella parte dell'uomo che ama le cose basse e transitorie in quanto è legata agli affetti per le cose inferiori, muore. L'uomo vive soltanto come contemplazione, come mente, come intelletto, egli è - si direbbe volgarmente - tutto nella contemplazione, gli altri suoi affetti sono morti. Quindi è perfettamente naturale che all'apparire della donna, al sorgere dell'amore, come effetto immediato del dardo che scocca dagli occhi di Madonna, la mente si desti e viva, il cuore sia piagato e muoia. Ma quando nell'uomo vive la mente nella contemplazione amorosa e gli affetti umani (il cuore) sono morti, l'animalità, cioè l'anima, l'uomo inferiore, quella che ha qualche cosa di comune con l'animale, è sacrificata, ne soffre e quando il cuore muore l'anima va traendo perciò «guai dolorosi» o in altro modo si lamenta. Questo dramma è ripetuto monotonamente da tutti questi poeti. Appare la signora della mente, la donna della mente e subito il cuore è morto. Per secoli si è creduto che in queste monotone ripetizioni di formule non ci fosse che una sciocchissima convenzione, rettorica, mentre c'era convenzione sì, ma mistica e iniziatica.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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