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      Di questa «morte del cuore», di questa segreta morte che è dentro l'anima, di questa morte che è minacciata, si noti, a colui che guarderà bene la donna, che oserà fissarla o che colpisce immediatamente l'amante alla vista di lei, si parla di continuo.
      Lapo Gianni(211) all'apparire della sua donna che gli porge il saluto, vede «l'intelletto suo giulivo», ma immediatamente «il cor divenne morto che era vivo». Non è già, si noti bene, la mente che si offuschi, che si annebbi o che in qualche forma muoia. Muore, sì, la memoria, muore il cuore: il vecchio uomo che è nella memoria e i suoi affetti; la mente vive, la mente si sveglia allora.
      In tutti gli altri innamorati (è questa una cosa importantissima), se l'amore offusca qualche cosa, offusca proprio la mente e li induce a esser tutto cuore, tutto sentimento; in questi innamorati avviene il contrario, il cuore muore e la mente si sveglia.
      Parla certamente della mistica morte alla quale deve giungere, Gianni Alfani(212) quando dice:
      (Amore) ... contami che pur convien ch'io moiaper forza d'un sospiro,
      che per costei debbo fare sì grande,
      che l'anima smarrita s'andrà via.
      Parla certo di questa mistica morte già anche Jacopo da Lentini in questa che sembrerebbe una ridicola gonfiatura rettorica:
      Oi lasso, lo meo core ch'è 'n tanta pena miso,
      ke vede che si moreper ben amare e' tenelosi in vita.
      Dunque morire' eo?
      no, ma lo core meo more spesso e più forteke no faria di morte naturale(213).
      In queste parole la qualifica di morte naturale contrapposta al morire che fa il cuore del poeta, tradisce la contrapposizione di quella alla mistica morte.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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