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      Ma dove la dovevano vedere? Ma dov'è la morte visibile? La vendetta c'era da fare, sì, e tutta questa canzone spira l'odio che la vendetta prepara, ma la vendetta è quella che si dovrà fare dai cuori gentili, dagli uomini di gran nobiltate che sono nella (vera) vita, dai «Fedeli d'Amore» contro la Chiesa corrotta e iniqua: Morte.
      Canzon, gira' ne a que' che sono in vita,
      di gentil core e di gran nobiltate;
      di' che mantengan lor prosperitatee sempre si rimembrin de la morte,
      in contrastarla forte,
      e di' che se visibil la vedrannone faccian la vendetta che dovranno(225).
      L'usanza di contrapporre l'«amore» alla «morte», di trattare da «morti» quelli che erano fuori della verità è diffusissima. Molto probabilmente quando (come racconta il Boccaccio nella giornata sesta, novella nona) Guido Cavalcanti che andava speculando tra le tombe, per liberarsi dagli amici che lo seccavano, saltò con la mano sulla tomba dicendo loro: «Voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace», e il motto fu interpretato così: che la loro casa era la tomba e che essi «a comparazion di lui e degli altri uomini scienziati erano peggio che uomini morti», il vero spirito del motto tanto esaltato dal Boccaccio sta proprio in quel significato convenzionale della parola «morto» in uso tra i «Fedeli d'Amore».
      Uno dei motivi più importanti, più usitati di questa poesia è quello secondo il quale il poeta innamorato dice di aver figura di morto, colore di morto, aspetto di morto e simili. Il poeta che, secondo una prescrizione della setta, comune a parecchie sette medioevali (per esempio i Catari) e della quale troveremo l'evidente enunciazione in un sonetto di Guido Cavalcanti, finge esteriormente di essere ossequente alla Chiesa dominante, prende figura esternamente non di vivo (adepto) bensì di morto (seguace della Chiesa). In questo senso Guido Guinizelli scrive:


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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