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      No davvero. Ecco una parola per esempio, il cui signficato ci sfugge completamente e ci rende assolutamente ininterpretabile tanto nel senso letterale che nel senso segreto un sonetto di Guido Cavalcanti: la parola «lamie».
      Egli scrive a Bernardo da Bologna un sonetto, di quei tali che la critica non riesce a intendere nemmeno nel senso superficiale, dicendo che «Ciascuna fresca e dolce fontanella prende in lisciar (?) sua chiarezza e virtude da una certa donna che ha risposto alle rime acute di Bernardo», il che vuol dire probabilmente che tutto un certo gruppo di scuole o sette prende luce da un determinato gruppo settario del quale fa parte Bernardo, o da un adepto (donna molto saggia) e che è probabilmente in Bologna. Ma Guido Cavalcanti finisce dicendo:
      Mando io alla Pinella un grande fiume,
      pieno di lamie (?) servito da schiave (?)
      belle ed adorne di gentil costume.(347)
      Non si capisce nulla perché la parola «lamie» non appare in altri passi ove il senso sia più trasparente. La risposta di Bernardo da Bologna che comincia, A quella amorosetta forosella, parla della gran gioia che ha avuto la setta in Bologna (Pinella) per il saluto di Guido e di certi grandi meriti di Guido per i quali «si allargarono le mortali ferute di Amore e di suo fermamento stella con pura luce, che spande soave(348)». Ma la Pinella pare che abbia detto:
      Ma dimmi, amico, se ti piace, comela conoscenza di me da te l'ave?
      Sì tosto come il vidi, seppi il nome,
      ben è così qual si dice la chiave,
      a lui ne mandi trentamila some.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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