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      L'esempio di queste poesie basterà, io credo, a far vedere come si debbano intendere tutte le altre e ad aprire uno spiraglio sopra un mondo che è ancora tutto da esplorare. E come se chi conosce soltanto la Roma che è «sopra terra, discendesse a un tratto e si aggirasse nelle catacombe ove per tanto tempo si è svolta una vita così intensa di mistico fervore. Sono queste le catacombe di una fede che non trionfò, ma che non fu del tutto vana, se prima di dissolversi contribuì a creare la grande arte poetica italiana sboccando nella Divina Commedia.
      Il lettore nello scorrere queste poesie si domanderà certamente: ma sono dunque tutte in gergo le poesie del dolce stil novo? E quali sono allora, nella letteratura di quel tempo, le vere poesie d'amore? Questi poeti dunque non si saranno mai innamorati?
      Quanto al fatto che esistano alcune poesie d'amore fuori gergo, rispondo subito che sono uscite da questo gruppo anche alcune poesie in linguaggio aperto ed estraneo alla dottrina iniziatica. Sono, ad esempio, come mi riservo di dimostrare, le poesie con le quali i poeti già iniziati rispondevano al primo sonetto che il poeta diramava per uso tra i «Fedeli d'Amore» al momento della sua iniziazione o del suo passaggio di grado. Così troviamo che quando Dante diresse ai «Fedeli d'Amore» il suo famoso sonetto: A ciascun'alma presa e gentil core, che è il sonetto ove si annunzia il suo arrivo a un grado alto della setta, tutti coloro che risposero, risposero fuori gergo e con scipitaggini molto grossolane.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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