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      Chi sa e dimostra che a un certo punto della nostra storia i primi liberali costituiti in setta segreta, assunsero la terminologia dei carbonari chiamando carbone le idee che diffondevano, vendite le loro logge, baracche i loro luoghi di riunione, ecc., non può negare che contemporaneamente ci fossero dei carbonari veri che seguitavano a vendere carbone. Ma sarebbe assai sciocco chi oggi, portandomi una ricevuta regolare di carbone venduto in quel tempo effettivamente da altra gente o magari da uno degli stessi carbonari, pretendesse di provarmi con questo che non esisteva una setta segreta chiamata la Carboneria.
      E ora passiamo all'esame delle poesie e scegliamo naturalmente non i sacchi dove potrebbe esserci eventualmente del carbone vero, ma i sacchi dove è scritto «carbone» e che contengono contrabbando di propaganda o di comunicazioni settarie.
      1. La canzone: «Al cor gentil» del Guinizelli
      Comincerò com'è giusto da quella che si considera come la «magna carta» del dolce stil novo, poesia la fama della quale (grandissima tra i «Fedeli d'Amore») è certo maggiore del valore dei concetti che esprime, se questi si debbano prendere nel senso letterale. Ma questi concetti sono, come vedremo, molto più profondi di quanto non appaiano.
      Il senso generale della canzone è questo: L'amore della Sapienza santa sorge immediatamente nell'anima quando essa è fatta pura, e non può sorgere se non nell'anima pura.
      E il concetto ripetutamente espresso dai mistici persiani e da tutti i mistici, che i «puri di cuore» acquistano l'intuizione o la visione della Sapienza o di Dio e che non si può volgersi alla Sapienza vera o a Dio se non si sia puri di cuore.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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