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      Abbiamo appreso che si diceva «follia» per indicare i nemici della setta, «fonte» o «rivo» la fontana d'insegnamento, la tradizione iniziatica o il luogo dove si coltivava o si insegnava, che si chiamavano «pietre» i seguaci della Chiesa corrotta, odiati dai «Fedeli d'Amore», che si chiamava «vento» o «gelo» o «freddo» la forza prevalente della Chiesa corrotta.
      Ci resta una cosa da aggiungere, che nel Medioevo era noto (e lo possediamo anche oggi) il libro di Andrea Cappellano dedicato a un Gualtieri e che trattava appunto della dottrina dell'amore, ed era comunemente designato come Il libro di Gualtieri, ed è chiaro che quando un «Fedele d'Amore» diceva: «Studio nel libro di Gualtieri per trarne vero e nuovo intendimento» voleva dire: «Approfondisco la dottrina dell'amore e le formule della sua espressione»(399). E il senso generale del sonetto viene a suonare ora come una chiara informazione della propria attività settaria in questi termini: «Poiché non sapete ancora notizie di me vi scrivo del mio stato. Ho incontrato da prima gente avversa e tutta devota alla Chiesa corrotta (follia), quindi mi sono allontanato e ho ritrovato un gruppo settario (acqua di rio). Ora mi sto occupando di conoscere la gente che ci è avversa, cioè le «pietre», studiando il «lapidato» con speciali intenzioni. Ma in questo luogo domina completamente la Chiesa corrotta (tira vento); io non posso che studiare ancora la nostra dottrina d'amore con intento di trarne nuovi profondi pensieri».
      Perché voi state, forse, ancor pensivo


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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