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      Basta ricordare che Apuleio racconta che dopo che fu iniziato ai misteri fu celebrato il giorno della sua nascita, che nel battesimo s'imponeva un nome nuovo a chi già ne aveva un altro per significare la sua persona nuova, la sua «vita nuova»; basta ripetere i versi di Jacopone:
      In Cristo è nata nova creaturaspogliato ha uom vecchio e uom fatto novello.
      Pertanto chi interpreti «Vita Nuova» come vita rinnovata, iniziatica, è d'accordo con tutta una millenaria tradizione. Chi interpreta «Vita Nuova» come vita dell'innamorato, il quale non avrebbe avuto che nove anni durante la sua «vita vecchia» (!), deve sentire l'incongruenza e l'insignificanza di questo titolo e se interpreti «rigenerazione operata dall'amore» dice una cosa alquanto assurda, perché la rigenerazione presuppone un passato peccaminoso e il rigenerato non avrebbe avuto che nove anni!
      II. Dante vede apparire per la prima volta Beatrice, che chiama la «gloriosa donna de la mia mente»; espressione che risponde perfettamente al concetto che essa sia la Sapienza che illumina l'intelletto, la mente, e risponde assai male se questa gloriosa donna debba essere... una bambina di nove anni.
      Questa gloriosa donna, dice Dante, «fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare», frase oscura variamente stiracchiata, secondo la sua abitudine, dalla critica realistica per farle dire qualche cosa di comprensibile in rapporto a una Beatrice reale; frase limpidissima soltanto se si interpreti così: «Io la chiamai Beatrice, molti ripeterono questo nome e (non essendo iniziati) non sapevano che cosa veramente essi chiamavano quando chiamavano la mia donna con quel nome».


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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