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      Esse sono infatti «gli adepti», i quali soli hanno veramente intelletto d'amore.
      La canzone che segue, importantissima, è stata in alcune parti illustrata nel suo vero senso mistico dal Pascoli(490) che non esaminò l'ipotesi dell'esistenza di una setta, ma vide, poiché aveva riconosciuto il carattere mistico della Vita Nuova, che Dante parla in essa della Sapienza santa in modo altissimo e dottrinale, sicché questa canzone viene a porsi poi nella tradizione della poesia mistica accanto a quella famosa del Guinizelli: Al cor gentil ripara sempre Amore e a quella del Cavalcanti: Donna mi prega perch'io voglia dire.
      Diamone brevissimamente il vero senso:
      Strofe prima. Io voglio parlare della Sapienza santa con i suoi fedeli, i quali veramente hanno intelletto di ciò che sia l'amore per lei. Quando io penso a lei son preso da tale amore che se non perdessi ardire (se potessi liberamente parlare) farei parlando innamorare di lei la gente. Parlerò di lei quel poco che è possibile dirne (perché di lei non si può parlare compiutamente) e ne parlerò soltanto con voi, adepti, che siete fedeli di lei. Perché non è cosa da parlarne con i non iniziati.
      Donne ch'avete intelletto d'amore,
      i' vo' con voi de la mia donna dire,
      non perch'io creda sua laude finire,
      ma ragionar per isfogar la mente.
      Io dico che pensando il suo valore,
      Amor sì dolce mi si fa sentire,
      che s'io allora non perdessi ardire,
      farei parlando innamorar la gente.
      E io non vo' parlar sì altamente(491),
      ch'io divenisse per temenza vile;


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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