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      Dio dice infatti ai santi: «Lasciate che la speranza dell'eterna contemplazione resti ancora per qualche tempo speranza non attuata (che resti ancora laggiù in terra) dove c'è qualcuno (Dante) il quale sa che dovrà perderla (come speranza) quando essa diventerà atto della contemplazione pura (quando Rachele dovrà morire per dare alla luce Beniamino). Intanto però egli laggiù tra i malnati dell'Inferno (che è questo mondo corrotto) dirà d'aver visto (in Beatrice) quella che è la "spes aeternae contemplationis"»: nelle quali parole si allude alla missione di Dante di combattere nel nome della verità santa in mezzo al mondo corrotto, di non tacere il «Ben che predicava Iddio e nol tacea nel regno dei demoni» e si svela il vero amore di Beatrice come «Speranza dell'eterna contemplazione».
      Angelo clama in divino intellettoe dice: «Sire, nel mondo si vede
      meraviglia ne l'atto che proceded'un'anima che 'nfin qua su risplende».
      Lo cielo, che non have altro difettoche d'aver lei, al suo segnor la chiede,
      e ciascun santo ne grida merzede.
      Sola Pietà nostra parte difende,
      che parla Dio, che di madonna intende:
      «Diletti miei, or sofferite in paceche vostra spene sia quanto me piace
      là 'v'è alcun che perder lei s'attende,
      e che dirà ne lo inferno: O mal nati,
      io vidi la speranza de' beati».
      Strofe terza. Si descrive ora quale sia la virtù che questa santa Sapienza manifesta in terra. Chi va con lei (gli adepti) appare gentile donna: ingentilisce i cuori villani e chi la vede diventa per forza nobile cosa o addirittura muore misticamente.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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