Pagina (414/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E se anche vogli considerare lo primo nome suo, tanto è quanto dire "prima verrà", però che lo suo nome Giovanna è da quello Giovanni lo quale precedette la verace luce, dicendo: "Ego vox clamantis in deserto: parate viam Domini". Ed anche mi parve che mi dicesse, dopo, queste parole: "E chi volesse sottilmente considerare, quella Beatrice chiamerebbe Amore, per molta simiglianza che ha meco"».
      Non invidio coloro che per amore del realismo debbono ingoiare tale e quale questa goffaggine etimologico-erotica. Cerchiamo di trarne fuori il significato serio.
      Bisogna osservare due cose: la prima è che Dante, nello scrivere il sonetto, premette: «Onde io poi, ripensando, proposi di scrivere per rima a lo mio primo amico tacendomi certe parole le quali pareano da tacere, credendo io che ancor lo suo cuore mirasse la bieltade di questa Primavera gentile».
      Risulta quindi anzitutto che Dante ci fa questo racconto «tacendo certe parole le quali pareano da tacere» e che erano probabilmente le più importanti, e in secondo luogo che quando questo fatto accade, Guido (che era stato il Capo della setta) non mira più alla sua Primavera gentile. Guido, in altri termini, dopo una serie di crucci, di disdegni, di ire contro Amore, dei quali abbiamo larghissima testimonianza in tante sue poesie, Guido, si è allontanato dalla setta, non mira più alla Sapienza santa che per lui si chiama Giovanna o Primavera, come per Dante si chiama Beatrice.
      Ma che cosa è dunque accaduto? Noi abbiamo da altre parti innumerevoli indizi del fatto che il comando della setta a Firenze passò da Guido Cavalcanti a Dante Alighieri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Giovanna Giovanni Domini Beatrice Amore Dante Primavera Dante Guido Capo Primavera Amore Guido Sapienza Giovanna Primavera Dante Beatrice Firenze Guido Cavalcanti Dante Alighieri