Pagina (416/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Guido si è irritato, si è allontanato, non mira più alla sua Primavera e Dante gli scrive la «Vita Nuova» ricordando in termini affettuosi e gentili la successione e rimpiangendo ancora adesso che l'amico non contempli più la Sapienza santa.
      Più tardi Dante, nella Commedia, ripeterà lo stesso pensiero, ma in forma ben più tragica dirà che Guido ha a disdegno Beatrice (cioè Giovanna), ma dirà tristemente che Guido (che pure è congiunto con i vivi) «ebbe a disdegno» la Sapienza santa alla quale Dante è condotto, e nella parola «ebbe» riaffermerà con un mirabile e significantissimo lapsus che benché egli sia «coi vivi ancor congiunto» egli è come morto, in verità non vive egli ancora, «non fiere li occhi suoi il dolce lome», cosicché di lui non si può dire veramente che sia vivo. Da questo significantissimo lapsus sorgerà il drammatico malinteso del padre infelicissimo!(502)
      Di questo periodo tumultuoso nel quale la setta minaccia di disperdersi e che termina con l'assunzione di Dante al comando di essa, ci resta forse un altro documento in un delizioso sonetto di Dante che propone a Guido e a Lapo di andarsene insieme loro tre, con le loro donne, in un vasello a «ragionar sempre d'amore», in modo che non potesse più venire impedimento né da fortuna né da rio tempo. È uno dei pochissimi sonetti nei quali la veste esteriore è riuscita così omogenea, così logica, così graziosa che, per una volta tanto, dispiace un poco di doverla sgualcire per ricercare il pensiero vero che essa nasconde: «Guido io vorrei che tu e Lapo ed io.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Primavera Dante Sapienza Dante Commedia Guido Beatrice Giovanna Guido Sapienza Dante Dante Dante Guido Lapo Lapo