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      Vi fu lotta fra le due. La prima canzone del Convivio è l'espressione di questa lotta, la quale non è l'assurda lotta che vede la critica realistica tra il ricordo affettuoso per una femmina morta e l'amore della filosofia (due cose che non potevano lottare perché non può esistere tra loro nessun contrasto), ma era lotta tra la sapienza mistica e la sapienza razionale.
      Là dove la povera critica positiva vede un assurdo contrasto di affetti che non potrebbero contrastare affatto fra loro, riappare così, mirabile di profondità e di significato, nientedimeno che il contrasto nella grande anima di Dante, delle due correnti di pensiero che si erano contesa durante tutto il Medioevo la via per condurre gli uomini a Dio: la corrente del misticismo intuitivo e la corrente della filosofia razionalistica.
      Aperto a ogni grande soffio del pensiero e della vita del suo tempo, Dante che doveva poi tentare nella Divina Commedia la grande armonizzazione delle due forze tradizionali della vita medioevale, la Croce e l'Aquila, rappresentava nella prima canzone del Convivio, sotto la specie di un suo intimo dramma, il conflitto secolare del misticismo e del razionalismo e, pur nel momento in cui lasciava da parte la «Gentilissima» col proposito di non parlare nel libro se non della «Gentile» (e infatti parlava di filosofia lasciando quasi interamente da parte la fede), tacitamente riconosceva la loro gerarchia, la loro armonia profonda, la loro fondamentale unità.
      XXXVI, XXXVII, XXXVIII. Trascorro sui particolari di questo conflitto, ponendo soltanto un problema che però non credo sia possibile risolvere con perfetta sicurezza.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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