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      E «perché non ne pigli baldanza persona grossa», osservo che la critica realistica deve ammettere in ogni modo, in questo caso, una ricaduta d'amore per la «Donna Gentile», perché il Convivio che la celebra sarebbe stato scritto dopo il proposito di celebrare invece Beatrice. Se invece gli ultimi capitoli della Vita Nuova sono scritti a notevole distanza dai primi e sono stati aggiunti al «libello» in una seconda redazione (come pensa con molto fondamento il Pietrobono), essi significano il ritorno a Beatrice dopo tutta una parentesi razionalistica comprendente così le canzoni come la prosa del Convivio e sarebbero stati scritti al momento in cui balena a Dante l'idea di glorificare la sua Beatrice in un'opera di poesia mistica: la Divina Commedia.
      La Divina Commedia segna comunque l'abbandono della Donna Gentile che è la Filosofia e l'interruzione del Convivio. Di tutti gli argomenti con i quali si dimostra, per me incontrovertibilmente, che la Divina Commedia fu scritta negli ultimi anni della vita di Dante, il più forte è questo, che colui che scriveva la «Commedia» non poteva perder tempo a scrivere il «Convivio». Sono due stati d'animo talmente opposti, l'uno prevalentemente razionalistico e l'altro mistico e profetico, che sono tra loro incompatibili. Ma la Divina Commedia si ricongiunge direttamente, al di là del Convivio, alla Vita Nuova, come torna a Beatrice al di là della Donna Gentile che essa vuole ignorare, e che riappare non nominata come uno degli errori o degli sviamenti dei quali Beatrice rimprovera Dante.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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