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      Dunque vostra salute omai si mova,
      e vegna dentro al cor, che lei aspetta,
      gentil madonna, come avete inteso:
      ma sappia che l'entrar di lui si trovaserrato forte da quella saetta
      ch'Amor lanciò lo giorno ch'i' fui preso;
      per che l'entrare a tutt'altri è conteso,
      fuor ch'a'messi d'Amor, ch'aprir lo sannoper volontà della vertù che 'l serra:
      onde ne la mia guerrala sua venuta mi sarebbe danno,
      sed ella fosse sanza compagniade' messi del signor che m'ha in balia.
      Mi pare evidente che siamo nel gergo anche per l'estrema involutezza e confusione del senso letterale (LI). E siamo certamente nel gergo col sonetto che segue: Non mi poriano già mai fare ammenda, ove con una palese e grossolana assurdità del senso letterale Dante se la prende con i suoi occhi perché per guardare la Garisenda
      ... non conobber quella (mal lor prenda!)
      ch'è la maggior de la qual si favelli,
      cioè la torre degli Asinelli (!).
      Dante promette di uccidere per questo i propri occhi e dice altre cose ugualmente assurde. Lasciamo chi vuole a credere che si sfoghi così perché guardando la Garisenda, non aveva visto la torre degli Asinelli che era tanto più grande (che verosimiglianza di fatti e che bel soggetto di poesia!). È molto più serio il pensare che in questo brutto sonetto, buttato giù in fretta per informare qualcuno di qualche cosa, Dante voglia semplicemente informare per esempio, che a Bologna (vecchio centro della setta) non ha potuto vedere e avvicinare la setta più importante che vi fosse. E chi doveva intendere intendeva.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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