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      Racconta in forma di poco diversa, quel turbamento dal quale Dante dice nella Vita Nuova di essere stato preso alla prima veduta di Beatrice, ma con questa differenza, che invece di porre questo turbamento nel giorno dell'apparizione di Beatrice, quando Dante aveva nove anni, lo viene a porre il giorno della nascita di Beatrice, quando Dante aveva... nove mesi (!):
      Lo giorno che costei nel mondo venne,
      secondo che si trovanel libro de la mente che vien meno
      la mia persona pargola sostenneuna passion nova,
      tal ch'io rimasi di paura pieno;
      ch'a tutte mie virtù fu posto un freno,
      subitamente, sì ch'io caddi in terra,
      per una luce che nel cor percosse:
      e se 'l libro non erra,
      lo spirito maggior tremò sì forte,
      che parve ben che morteper lui in questo mondo giunta fosse.
      Due ipotesi: o la poesia non è scritta per Beatrice e allora Dante quando era ancora pargolo, soltanto perché era nata un'altra certa donna che non era Beatrice, ebbe questo curioso fenomeno epilettico con luce che percosse nel core, ecc. Spero che nessuno insisterà su quest'ipotesi che distruggerebbe la vantata precocità dell'amore della Vita Nuova. O la poesia è scritta per Beatrice e allora (interpretando realisticamente) avremmo questo bel fatto: che quando Dante aveva nove mesi, nacque Beatrice e il povero bambino ne risentì per una luce che gli percosse nel core, questo gravissimo contraccolpo con relativa caduta per terra, naturalmente dalla culla! Ma allora, a parte la verosimiglianza, il fatto non avrebbe potuto essere scritto nel libro della mente, perché i fatti accaduti a nove mesi non li ricorda nessuno!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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