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      Nell'ultimo di essi Amore viene a dire a Dante « Eo ho guai e pensero, / ché nostra donna mor, dolce fratello». Ma per far questo s'è messo oltre a un drappo nero, anche un cappello, probabilmente si è vestito ancora da pellegrino. E il sonetto, a parte la cornice, serve a comunicare fra gli adepti l'idea dolorosa che la setta sta per disciogliersi.
      Non mi fermo sulla tenzone con Forese Donati (triste parentesi nell'opera dantesca, in tutto il resto così nobile) e passo a quel gruppo di poesie che anche la critica realistica riconosce per allegoriche e dottrinali, dividendole però arbitrariamente dalle altre per il pregiudizio che le altre siano realistiche, quantunque tra le une e le altre non vi sia nessuna vera differenza di contenuto né una differenza vera di stile.
      LXXX. La prima ballata che incontriamo: Voi che savete ragionar d'Amore, è probabilmente quella della quale parla Dante nel libro III (cap. IX) del Convivio e si riferisce alla filosofia, la quale (e questo è molto interessante), mentre ha un aspetto disdegnoso e impaurisce chi la guarda, porta però l'amore in fondo agli occhi, e Dante dice di lei che nel suo segreto essa guarda i propri occhi (contempla se stessa), ma Dante aggiunge che per quanto essa nasconda l'amore, egli però vede «talor tanta salute» e che il desiderio che ha Dante (di conoscere le eccelse verità) vincerà «contra 'l disdegno che gli dà tremore», contro le difficoltà stesse della scienza, la quale nel fondo non è che Amore dell'eterna salute essa pure.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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