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      A un certo punto s'invoca Amore perché concili al Poeta la donna con una frase che sembra alludere alla leggerezza della setta, che anche da altri è chiamata «giovanezza»:
      non soffrir che costeiper giovanezza mi conduca a morte(543).
      Dopo avere accennato a gravi circostanze: «Io non posso difender mia vita», che sono forse quelle di cui si parla nella Vita Nuova, si conclude dicendo che la donna è nata nel mondoper aver segnoria
      sovra la mente d'ogni uom che la guata.
      Solita riaffermazione dell'unicità di questa donna e della necessità di amarla per tutti quelli che la vedono.
      XCI. La canzone: Io sento sì d'amor la gran possanza, comincia con una delle solite lunghe riaffermazioni di fedeltà e di devozione ad Amore e alla Sapienza santa; importantissima però è la strofe terza che ci riporta allo stato d'animo di Dante quando, contro la leggerezza della setta, egli riafferma la sua immutata devozione alla Sapienza santa che egli ama quantunque la setta si comporti male verso di lui. I pensieri ricordano la risposta che Dante dette al tribunale delle «donne» quando queste lo interrogarono e che suonava in sostanza: Se voi mi avete negato il «saluto» io canto e canterò sempre ugualmente la Sapienza santa.
      Io son servente, e quando penso a cui,
      qual ch'ella sia, di tutto son contento,
      ché l'uom può ben servir contra talento;
      e se merzé giovanezza mi toglie,
      io spero tempo che più ragion prenda,
      pur che la vita tanto si difenda.
      La canzone che continua, si noti bene, parlando sempre di amore e della donna, ha due congedi completamente inaspettati.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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