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      Sono canzoni di odio contro la Chiesa corrotta, scritte in un momento di particolare, violentissima esasperazione, non esasperazione di sensualità vecchiarda verso una qualche fanciulletta procace e arcigna, ma esasperazione di risentimento contro quella «scherana micidiale e latra» che da Avignone infieriva contro Dante e contro i «Fedeli d'Amore», contro tutti i più leali amatori della fede, i «fedeli di Dio».
      Ritengo molto verosimile che queste canzoni siano state scritte nell'epoca della distruzione dei Templari ai quali, per molti indizi che raccoglierò in seguito, il movimento dei «Fedeli d'Amore» appare ricollegato. Siamo nel periodo che va dal 1308 (data del processo contro l'Ordine e del supplizio a Parigi, dove forse era Dante, dei cinquantaquattro cavalieri) al 1313 (data dell'abbruciamento dell'ultimo gran Maestro dell'Ordine), data che è tragica anche per un'altra ragione, perché è questo l'anno in cui la Chiesa (come corse la voce) uccise Arrigo VII e con lui caddero tutte le speranze dei «Fedeli di Dio».
      Anche gli altri indizi che abbiamo su queste poesie vengono a ricollocarle pressappoco in quest'epoca. Prima di esaminarle devo ricordare il significato convenzionale della parola «Pietra» o «sasso» quale si trova in altri poeti, e del quale ho già parlato.
      «Pietra» o «sasso» era detta comunemente in gergo la «Chiesa corrotta» e questa denominazione, ricollegata probabilmente a «Pietro», si prestava a raffigurare talora la Chiesa come una pietra sepolcrale che teneva chiusa in sé come cosa morta, la Sapienza santa che le era stata affidata.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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