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      Tu che tieni morta la mia donna (la Sapienza santa), tu che eri bianca (pura) e ora sei nera e tetra (corrotta) «dello stesso colore suo tutto distorta» e che non mi apri, malgrado le mie preghiere, per darmi quella che è la verità santa che io voglio vedere. Apriti, Chiesa corrotta perché io veda come nel mezzo di te, crudele, giace la vera Sapienza santa, ché il cuore mi dice che essa sia ancora viva. Se la mia vista non m'inganna, il nostro lavoro (sudore) e il nostro dolore (angoscia) già ti scheggiano, ti disfaldano, o Pietra della corruzione. Tu sei la «pietra» che fai diventare «pietre» coloro che guardi.
      Deh' piangi meco tu, dogliosa petra,
      perché s'è Petra en così crudel portaentrata, che d'angoscia el cor me 'npetra;
      deh piangi meco tu che la tien morta!
      Ch'eri già bianca, e or se' nera e tetra,
      de lo colore suo tutta distorta;
      e quanto più ti priego, più s'arretraPetra d'aprirme, ch'io la veggia scorta.
      Aprimi, petra, sì ch'io Petra veggiacome nel mezzo di te, crudel, giace,
      ché 'l cor mi dice ch'ancor viva seggia.
      Che se la vista mia non è fallace,
      il sudore e l'angoscia già ti scheggia...
      petra è di fuor che dentro petra face(549).
      E finalmente abbiamo il «gran segretario» della setta, Francesco da Barberino, che, come abbiamo visto, ci apre in un mottetto oscuro l'enigma.
      Caro impetra, amor di Petra
      chi so petra, Petre, impetra.
      Quel «Petre» è vocativo. Dunque: chi invoca «O Pietro», impetra l'amore di «Petra»; chi si rivolge al Papa si rivolge alla «Petra»; dunque Chiesa corrotta = Pietra.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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